La tecnica dell’incisione a bulino è poco conosciuta e poco diffusa. Ha avuto un passato glorioso nel periodo ellenistico e poi si è tramandata nei duemila anni di storia incontrando momenti felici e momenti di oblio. Di certo ha avuto uno scopo divulgativo delle immagini delle opere d’arte quando non esisteva la fotografia e le lastre incise venivano inchiostrate e stampate corredando i libri,  dopo l’invenzione della stampa. Nella bottega del Rinascimento veniva usata insieme alla modellazione in cera, al cesello, al niello, per creare i gioielli, le armi, e nell’arte della tavola, e nella medaglistica. Oggi si sta perdendo questa tradizione, perché con l’avvento della meccanizzazione del lavoro, a favore di una produzione massiva di oggetti di esiguo costo, le maestranze sono in via di estinzione. La tecnica stessa ha perso il senso, e si preferisce utilizzarla nel campo della gioielleria, per abbellire le superfici con tratti decorativi rinascimentali e fini satinature, piuttosto che caricare di senso l’atto stesso, dando dei significati. Così nella grafica d’arte, sarebbe auspicabile un ritorno al bulino, perché come tecnica lenta e complessa, caricherebbe di valore la stampa d’arte.

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